Lettera al ministro Passera: lo Stato paghi i debiti o condannerà a morte migliaia di imprese
In
Italia il trenta per cento di imprenditori che falliscono o chiudono
avrebbero potuto tirare avanti comodamente se solo gli enti pubblici
avessero saldato loro le fatture in tempo
Questa è una lettera aperta al ministro
Corrado Passera. Non so se ci leggerà e ascolterà. Nonostante una
vecchia amicizia mi dicono che non gli stiamo simpatici. In effetti in
questo anno di governo non gli abbiamo risparmiato critiche per le tante
parole e pochi fatti sullo sviluppo. Ma ora vogliamo dargli atto che
c’è una cosa di cui non parla che gli sta molto a cuore e per la quale,
ci dicono, si sta battendo molto dietro le quinte. Ci riferiamo alla
legge che obbliga lo Stato e gli enti pubblici a pagare i cittadini
fornitori in tempi decenti e compatibili con la sopravvivenza delle
aziende e quindi delle famiglie. Breve premessa. In Italia il trenta
per cento di imprenditori che falliscono o chiudono avrebbero potuto
tirare avanti comodamente se solo gli enti pubblici avessero saldato
loro le fatture in tempo. È una cosa orribile: uno Stato killer dei
propri figli più in gamba, arrogante al punto da comportarsi invece, e
per di più, da strozzino quando si tratta di incassare con un giorno di
ritardo il dovuto di una multa, una bolletta o una tassa. Lui non può
aspettare, noi possiamo morire, a volte accade anche fisicamente. In
Europa la media dei pagamenti è entro 65 giorni, il Paese più virtuoso è
la Finlandia (24 giorni). La maglia nera? Ovviamente l’Italia, con 180
giorni (che salgono a mille in alcune Regioni per alcuni enti). Il
debito accumulato da enti pubblici nei confronti delle imprese è di
90 miliardi, una quantità di soldi pazzesca che però non preoccupa i
governanti. Come mai? Semplicemente perché non esiste. Con uno dei
trucchi tipici italiani si è infatti deciso che sul bilancio dello Stato
non compaiono questo tipo di debiti esigibili. Pensate che, se il
ministro delle Finanze dovesse dichiararli, il nostro debito
peggiorerebbe in un sol colpo del 2 per cento, e allora altro che
spread, addio Europa e amen.Ora, truffa a parte, proprio l’Europa sta
provando a metterci in riga: trenta giorni come massimo di attesa, poi
il pubblico deve pagare. Già, ma come, se i soldi, dicono, non ci
sono? Il ministro Grilli, che ha in mano il borsellino, non ne vuole
sapere di varare una legge seria, tanto che già circola una bozza che è
una vera truffa, il solito: vedremo, faremo, vedremo. Passera non ci
sta, dando battaglia vera dentro il governo. La prego ministro, a nome
di centinaia di migliaia di commercianti, artigiani, piccoli e grandi
industriali: non molli, non ci venga a spiegare fra qualche giorno
perché non si può fare o perché sarà possibile fare solo tra mesi o
anni. Non c’è più tempo, basta parole, scelga: o la gloria o i forconi,
ma questa volta per davvero.
In
Italia il trenta per cento di imprenditori che falliscono o chiudono
avrebbero potuto tirare avanti comodamente se solo gli enti pubblici
avessero saldato loro le fatture in tempo
Questa è una lettera aperta al ministro
Corrado Passera. Non so se ci leggerà e ascolterà. Nonostante una
vecchia amicizia mi dicono che non gli stiamo simpatici. In effetti in
questo anno di governo non gli abbiamo risparmiato critiche per le tante
parole e pochi fatti sullo sviluppo. Ma ora vogliamo dargli atto che
c’è una cosa di cui non parla che gli sta molto a cuore e per la quale,
ci dicono, si sta battendo molto dietro le quinte. Ci riferiamo alla
legge che obbliga lo Stato e gli enti pubblici a pagare i cittadini
fornitori in tempi decenti e compatibili con la sopravvivenza delle
aziende e quindi delle famiglie. Breve premessa. In Italia il trenta
per cento di imprenditori che falliscono o chiudono avrebbero potuto
tirare avanti comodamente se solo gli enti pubblici avessero saldato
loro le fatture in tempo. È una cosa orribile: uno Stato killer dei
propri figli più in gamba, arrogante al punto da comportarsi invece, e
per di più, da strozzino quando si tratta di incassare con un giorno di
ritardo il dovuto di una multa, una bolletta o una tassa. Lui non può
aspettare, noi possiamo morire, a volte accade anche fisicamente. In
Europa la media dei pagamenti è entro 65 giorni, il Paese più virtuoso è
la Finlandia (24 giorni). La maglia nera? Ovviamente l’Italia, con 180
giorni (che salgono a mille in alcune Regioni per alcuni enti). Il
debito accumulato da enti pubblici nei confronti delle imprese è di
90 miliardi, una quantità di soldi pazzesca che però non preoccupa i
governanti. Come mai? Semplicemente perché non esiste. Con uno dei
trucchi tipici italiani si è infatti deciso che sul bilancio dello Stato
non compaiono questo tipo di debiti esigibili. Pensate che, se il
ministro delle Finanze dovesse dichiararli, il nostro debito
peggiorerebbe in un sol colpo del 2 per cento, e allora altro che
spread, addio Europa e amen.Ora, truffa a parte, proprio l’Europa sta
provando a metterci in riga: trenta giorni come massimo di attesa, poi
il pubblico deve pagare. Già, ma come, se i soldi, dicono, non ci
sono? Il ministro Grilli, che ha in mano il borsellino, non ne vuole
sapere di varare una legge seria, tanto che già circola una bozza che è
una vera truffa, il solito: vedremo, faremo, vedremo. Passera non ci
sta, dando battaglia vera dentro il governo. La prego ministro, a nome
di centinaia di migliaia di commercianti, artigiani, piccoli e grandi
industriali: non molli, non ci venga a spiegare fra qualche giorno
perché non si può fare o perché sarà possibile fare solo tra mesi o
anni. Non c’è più tempo, basta parole, scelga: o la gloria o i forconi,
ma questa volta per davvero.
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