Amministrazione condivisa - , regolamento beni comuni, per una gestione condivisa sui territori
di Simone d'Antonio
Oltre
quaranta comuni hanno già adottato il regolamento per l'amministrazione
condivisa dei beni comuni, che stabilisce innovative forme e modalità
di collaborazione tra cittadini e Comuni per la gestione di edifici e
spazi pubblici.
Elaborato
a partire dall'esperienza di Bologna, il regolamento definito sotto la
direzione scientifica di Labsus-Laboratorio per la sussidiarietà è per
molti contesti locali il completamento di un percorso che riconosce il
ruolo dei cittadini attivi per la crescita urbana. Piccoli e grandi
centri si confrontano in questi mesi con un rinnovato attivismo civico
che, nelle intenzioni del regolamento, va disciplinato per rafforzare la
partecipazione alla vita della comunità da parte di singoli e
associazioni.
Se
l'iniziativa sembra essere un'evoluzione abbastanza naturale in realtà
come Bologna, già da tempo sensibile al tema e promotrice di progetti
come quello delle social street nate su Facebook, in altri Comuni come
Casal di Principe, Santa Maria Capua Vetere e Pachino è un elemento di
forte discontinuità rispetto alle politiche pubbliche poco inclusive
realizzate in passato.
Il contenuto
Oltre
a riunire in un unico testo tutte le singole norme che danno
legittimazione alla cittadinanza attiva nei vari settori di possibile
intervento di Comuni e residenti (spazi ed edilizia pubblica su tutti),
il regolamento propone la formula del patto di collaborazione per
stabilire un rapporto paritario di natura non autoritativa.
In
base a tale accordo, che può essere stabilito tra Comuni e associazioni
o anche con singoli cittadini, le parti sono sullo stesso piano e
decidono assieme i dettagli tecnici e operativi dell'intervento da
realizzare nel contesto urbano: dalla riqualificazione partecipata di
una piazza alla creazione di un orto urbano, i patti definiscono ruoli e
strumenti necessari per condurre interventi che integrano determinati
servizi tradizionalmente gestiti dall'amministrazione locale.
L'attivazione
di queste nuove forme di collaborazione favorisce così la nascita di
servizi collaborativi grazie anche al sostegno di strumenti digitali,
utili per favorire il co-design di politiche e servizi (come nel caso
delle consultazioni pubbliche lanciate di recente dal Comune di Siena) e
la promozione di tali interventi fra la cittadinanza.
Le esperienze
Sono
numerose le esperienze positive favorite nell'ultimo anno dall'adozione
del regolamento, che per molti Comuni è stato uno stimolo ulteriore per
rafforzare quello spirito di comunità racchiuso in molte di queste
iniziative.
La
potatura di un viale alberato da parte di un gruppo di residenti di
Città della Pieve, per esempio, ha contribuito a ridurre il rischio di
incidenti in una frazione periferica del Comune umbro, mentre nei
piccoli paesi ciociari di Fumone e Ferentino si punta a coinvolgere
attivamente i cittadini nella gestione del patrimonio turistico e
ambientale del territorio attraverso la gestione partecipata di musei,
biblioteche e parchi pubblici. A Castelnuovo Berardenga, in provincia di
Siena, il patto di collaborazione riguarderà la rigenerazione
partecipata dell'arredo urbano, mentre a Trento si punta sul regolamento
per i beni comuni per stabilire modalità innovative di riuso dei sedici
beni confiscati alla criminalità organizzata presenti sul territorio.
Piccole
e grandi azioni di cura del territorio, così, stanno prendendo piede in
realtà quanto mai diverse fra loro e vengono gradualmente messe in rete
favorendo il dialogo tra volontari e amministrazioni di diverse parti
d'Italia, con l'obiettivo di favorire l'introduzione del regolamento in
un numero sempre più ampio di Comuni: sono oltre una settantina le
realtà locali che si apprestano nei prossimi mesi ad adottare questo o
patti di collaborazione locali.
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